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FitoTerapia cos'è?

  • RicciGreenGarden
  • 24 feb
  • Tempo di lettura: 3 min

Il termine filoterapia deriva dal greco PHYTON, pianta, e THERAPEIA,cura. Viene così definito il metodo curativo che si basa sull’uso delle piante officinali. Si tratta di una prassi molto antica, che ebbe origine nella preistoria, quando i primi uomini si resero conto, attraverso l’esperienza diretta e l’osservazione degli animali, che alcune erbe possedevano virtù benefiche. Le prime testimonianze sull’utilizzo delle piante a scopo terapeutico si riconducono ai sumeri e risalgono al III millennio a.C; furono seguite poco più tardi da quelle rivenute presso la civiltà indiane, cinesi, precolombiane e dei nativi del nord America.

Per quanto riguarda la nostra area geografica e culturale, non possiamo non citare la tradizione erboristica degli egizi, che utilizzavano piante medicinali per curare le malattie e per l’imbalsamazione.

Fu tuttavia nell’antica Grecia che vennero classificate per la prima volta in modo organico le piante medicinali: nell 600 a.C. ippocrite di Coo ne descrisse circa 300, indicandone la virtù terapeutiche. Nel primo secolo d.C dioscoride, medico greco che esercitava a Roma, diede alla luce l’importantissima de materia medica, un erbario di circa 500 piante che che rimase in uso fino18 secolo. Plino il vecchio nella sua enciclopedia NATURALIS HISTORIA, scritta tra il 23 ei il 29 secolo d.C. cita un migliaio di piante a uso terapeutico, Poco dopo, Claudio Galeano di Pergamo, medico e filoso greco(129-200ca) alla corte dell’imperatore marco aurelio, raccolse in modo sistematico la conoscenza terapeutiche complesse, mirate più che alla cura delle persona, a debellare patologie specifiche.

Le opere di questi grandi dell’antichità influenzarono la medicina fino a tempi non molto lontani, riuscendo a superare anche i secoli buoi del medioevo, quando la scienza medica, analogamente a tutte le altre discipline scientifiche, fu osteggiata dalla ignoranza e dalla superstizione. Il merito della alvaguardia dell’intero sapere andò ai monaci, che, chisi nei loro conventi riuscirono a proteggere anche più antiche conoscenze, consegnandole intatte all’uomo del rinascimento. Nel frattempo, gli arabi ampliarono le nozioni della fitoterapia portando il numero delle piante medicinali conosciute oltre 1500.

 Nel 14 secolo le scienze, finalmente libere di produrre nuovo sapere, ripresero a pieno ritmo. L’arte della medicina e l’erboristeria riacquistando vitalità, fino al sorgere, in itali, delle corporazioni delle speziali, che si occupavano di studiare e applicare l’arte erboristica. Il bagaglio culturale della medicina europea fu ulteriormente arricchito dall’incontro con nuove e differenti culture, reso possibile dalle esplorazioni geografiche. Nuove specie vegetali e nuove tecniche di preparazione delle erbe giunsero da terre lontane grazie all’audacia degli esploratori, tutto persegui per il meglio fino al 19 secolo quando si profilavano nuovi guai alla fitoterapia. La scoperta dei principi attivi delle erbe, ovvero di quei componenti che le rendono efficaci dal punto di vista terapeutico, confermò scientificamente il valore curativo attribuito fino ad allora alle erbe, ma nello stesso tempo provocò il declassamento della fitoterapia al rango di medicina da ciarlatani. i Princi attivi cominciarono a essere usati separatamente dalla pianta sa cui venivo estratti, alterando così la valenza terapeutica, ottenuta grazie alla sinergia di più principi contenuti in una singola pianta. Questa nuova tendenza aprì la strada al farmaco di sintesi che, come si sta finalmente intuendo. È più che altro è utile per curare i sintomi specifici di un disagio generalizzato. Perché l’arte erboristica conoscesse nuovo vigore, fu necessario attendere la seconda meta del 20 secolo, quando si cominciò a passare della visione meccanicistica a quella olistica


FITOTERAPIA, RAMO DELLA SCIENZA MODERNA

Oggi la fitoterapia ha finalmente ottenuto dignità di medicina autonoma, tanto che l’organizzazione mondiale della sanità, durante un convegno svoltosi nel 1980 in Cina, ha dato la seguente definizione di pianta medicinale ( ogni vegetale che contiene, in uno o più dei suoi organi, sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o preventivi, o che sono precursori di emisintesi chemiofarmacceutiche.

La prova incontestabile dell’ efficacia dei rimedi fitoterapeutici è che sono tutti titolati in principi attivi, cioè contengono – concertazione più o meno elevate- sostanze dotate di attività farmacologica.

Grazie agli studiosi conosciamo le specie più interessanti nell’ ambito di una stessa famiglia; sappiamo determinare il momento ideale per la raccolta e stabilire quali siano il terreno e l’esposizione migliori.

 

L’azione terapeutica delle piante medicinali.

L’azione curativa delle erbe si esplicita grazie ai principi attivi, sostanze in grado di influenzare i precessi biochimici del nostro organismo e quindi l’evoluzione di molte latattie. I principi attivi possono essere sintetici, come accade nella maggior parte dei farmaci, semisintetici, come l’acido acetilsalicilico( la comune aspirina), o naturali. Le piante producono il principio attivo per soddisfare diverse divergenze, come la difesa dai parassiti e la necessità di accumulare di sostanze di riserva. I principi attivi non sono mai presenti nelle stesse quantità e variano in base all’habitat e alla situazione climatica nella quale sii trova a vivere le piante.

 
 
 

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